Dylan Dog sta per arrivare al numero 400. Accadrà questo dicembre e il nuovo caporedattore, Roberto Recchioni, ha deciso di portarci a questo traguardo, con una svolta epocale, iniziata quando, pochi anni fa, Tiziano Sclavi, il creatore dell’indagatore dell’incubo, scelse di lasciargli la sua creatura per portarla nella modernità.
Non voglio negare che, come molta gente, sia rimasta spiazzata da molte scelte di Recchioni, come accade per Filemazio in Bisanzio, che, vedendo la sua città cambiare, ne rimane spiazzato, come se non si aspettasse tutto questo. Eppure Bisanzio era (ed è pur avendo cambiato nome in Istanbul) una città multietnica, lo vede anche lui osservandola anche lui, lo è sempre stata. Una città capace di far dialogare la gente, di permettere incontri inaspettati. Di essere ciò che non ti aspetti oppure sì? Oppure era il tipo di svolta che non ci si aspettava? Filemazio vede cadere i vecchi dei in nome di nuovo Dio e teme che tutto sarà diverso… che Bisanzio non sarà più la sua città.
Vi suona familiare eh?
Dylan Dog è diverso e non lo è. Nato nel 1985, quindi compirà l’anno prossimo 35 anni, anche se la sua età, sulla carta, è sempre la stessa.
Un uomo di circa 30 anni, con le fattezze di un Rupert Everett giovanile, un sorriso innocente e nel contempo triste. Un uomo fragile, capace di odiare e amare. Con tante di quelle paure da far concorrenza a Linus Van Pelt dei Peanuts: odia volare, vomita se sale su una nave, odia gli insetti, i prati, il terreno argilloso e non asfaltato, ha paura di tutti i mostri che affronta, specialmente la Morte, anche se ne è diventato in qualche modo amico, odia la malvagità, la doppiezza, la stupidità, le armi (non porta mai nemmeno la sua, gliela lancia il fedele Groucho, spesso in ritardo), l’ipocrisia, la vivisezione, è anche claustrofobico e soffre pure di vertigini.
Inoltre è vegetariano, animalista ed ecologista vero (il che contraddice quanto detto prima sui prati), non sopporta chi spara sentenze, adora le donne, pur venendone costantemente ferito (e viceversa) e nel contempo amato.
Non è affatto un don giovanni, non nel senso reale del termine, ama tutte le donne con cui ha avuto una storia, tutte quante e pur essendosi vendicato, a volte, di chi lo ha usato, poi c’è sempre un’ombra di rimorso. Non scordiamoci il suo dolore terribile per la morte di Alison, per cui accusa l’amico Martin Mystere, che pure gli ha salvato la vita uccidendola. Ben lungi dall’essere grato all’amico per questo. Dylan non gli perdonerà mai del tutto di averla uccisa, convinto, probabilmente a ragione, che Alison fosse sotto l’influenza malefica dello zio. E, soprattutto, nessuno di noi può dimenticarsi di Lily Connolly. Il loro amore tormentato in quanto Dylan un agente inglese e lei una terrorista irlandese, unione impossibile nel contesto degli attentati dell’IRA a Londra. Questa relazione avrà pesanti ripercussioni sull’indagatore dell’incubo. Primo: l’abbigliamento che usa, sì quello con cui lo conosciamo ora, giacca nera, camicia rossa, jeans e scarpe clark, era quello che lui usava durante la loro relazione. E, cosa più importante, è a causa di questa storia che Dylan lascia la polizia, cade in depressione e diventa alcoolizzato.
Questo è Dylan Dog. Nessun super macho, nessun eroe perfetto, un eroe sì ma umano, dal cuore buono e nobile, veramente buono e nobile, capace di perdonare non perché glielo chiede la società ma perché così gli dice questo suo cuore. Tanto da piangere per la morte del suo mortale nemico Xabaras.
E non scordiamoci: Dylan odia la modernità, i telefonini, i pc, scrive ancora a mano (come faccio io molto spesso ^^), arrivando a usare pure una vecchia penna a calamaio, suona il clarinetto (male), di solito “Il trillo del Diavolo”, costruisce un galeone di continuo quando pensa a un caso. Non crede del tutto nel soprannaturale pur essendone spesso coinvolto e ha il suo celebre quinto senso e mezzo, quando sente qualcosa che non va. E’ un enorme catalizzatore di dette forze. Proprio grazie a questo abbiamo il primo segnale che Recchioni è la persona giusta. In uno degli albi più belli, che ci ha ricordato il perché ci siamo innamorati di Dylan Dog: Mater Morbi. E’ un albo durissimo e ciò che viene detto è ancora fonte di discussioni. Molti vi hanno visto un inno all’eutanasia. Invece noi crediamo che sia semplicemente un’esortazione a cercare di comprendere chi vive la realtà delle malattie croniche. Siano esse il cancro oppure una malattia neurodegenerativa oppure ancora una malattia rara alle ossa o ai polmoni o allo stomaco o alla pelle, ecc.
Solo chi ha una grossa empatia può aver capito il messaggio di quel magnifico albo.
Dylan ha diversi amici, tra cui l’ispettore Bloch, che si lamenta spesso che non riuscirà mai ad andare in pensione. O meglio questo accadeva fino a pochi anni fa, poi Recchioni osò l’inosabile: “Mai più ispettore Bloch”, facendo sì che il caro amico di Dylan, ribattezzato come un altro celebre investigatore, ovvero Sherlock Holmes (sì entrambi sono il nome di Bloch), andasse in pensione e venisse sostituito da Tyron Carpenter, un uomo capace e buono, spesso in contrasto con Dylan ma di cui, a suo modo, diventerà amico. Così come della assistente di origine araba Rania, nuovo interesse amoroso (non del tutto ricambiato) di Dylan.
Non possiamo non citare tra i amici, anche se non viene menzionato da anni, il mitico Lord Wells, ispirato al celebre scrittore di fantascienza H. G. Wells, con le fattezze dall’altrettanto famoso e fascinoso attore David Niven, Lord Wells faceva invenzioni un po’ strane ma utili ed era odiato a morte da Groucho perché lo considerava il maggiordomo di Dylan. Usava un linguaggio arcaico ed elegante. Celebre il suo anzichenò, così famoso da essere usato spesso da noi che lo abbiamo letto.
La tecnologia già. Come abbiamo detto era una delle fobie di Dylan. Lo è ancora ma il nostro eroe si è adattato ai tempi nostri e ha iniziato a usare pc e cellulari.
Su non fate quella faccia. Non fate di nuovo Filemazio.
Lo sappiamo che è difficile pensare a Dylan con il cellulare ma ragazzi si va avanti. È un eroe dei nostri tempi e continuare a rifiutare la modernità non è da persone intelligenti. Dylan è intelligente. Non siete un po’ curiosi di vederlo con le diavolerie moderne? Sì o no?
Io, Simona, onestamente parlando sono molto curiosa di vedere quale può essere il suo rapporto con il computer, i social network e tante cose con cui tutti noi viviamo ogni giorno. Anche se sono convinta che sarà (o meglio è. Sì siamo indietro) qualcosa molto… molto alla Dylan.
Ci abbiamo girato un po’ intorno prima di arrivare alla svolta che ha creato e creerà roventi polemiche.
Quella del 399.
Oggi sposi.
L’albo uscirà tra un mese ma in pratica lo hanno già letto tutti o quasi. Grazie anche al Lucca’s comics.
L’albo, insieme al 400, concluderà il ciclo della meteora. E qui occorre parlare dell’altra svolta. Sì Dylan Dog da qualche anno va avanti a cicli, storyline, come le serie tv moderne. Più o meno tutti gli ultimi numeri sono collegati.
Non che prima non ci fossero legami con storie precedenti ma ora la faccenda è molto più marcata.
Il ciclo della meteora ne è la prova. Cos’è la meteora? Un evento che potrebbe distruggere il mondo, anche a causa del misterioso nemico John Ghost, che, peraltro, sembra aver creato un legame con Bloch e Groucho.
Nel 399 Dylan dovrà salvare il mondo e (vabbe è un spoiler che sanno tutti, comunque Attenzione Spoiler!) lo farà sposandosi con Groucho anche per suggellare la loro amicizia ultra decennale.
Questo matrimonio gay ha scatenato le ire dei puristi (sigh), che sostengono che Dylan era fascista (ahahahaha), un eroe duro e puro (magari era omo. E l’omo ha da puzzà, scusate ci è scappato), che vogliono bruciare la loro collezione (ammirate la vastità del c.. ehm.. che ce ne frega), che Sclavi non vuole – ridiamo, nuovamente, considerato il fatto che lui stesso ha dichiarato che questo albo è perfettamente in linea con ciò che è sempre stato Dylan – che Sergio (sarebbe Bonelli) non avrebbe voluto, ecc.
Ora sappiamo tutte e due che Recchioni ha un carattere complicato, che adora far polemica ma a noi non interessa molto il suo lato personale.
A noi interessa che segua un suo percorso artistico e abbia saputo reinventare Dylan Dog, seguendo le linee guida del suo creatore, senza snaturarlo.
Erano anni che non leggevamo con piacere un albo. Spesso cadevano nel banale, nel pacchiano e nella stupidità. Eravamo arrivate al punto di temere le ultime tre vignette degli albo, che, sapevamo, avrebbero rovinato persino la storia più bella.
Recchioni ha avuto la forza di osare, di fare ciò che fa, da anni, Gabriele Salvatores nel cinema italiano: inventare, creare, stare al passo con i tempi senza snaturarsi, essere fedele a se stesso, anche a rischio di fare cose orrende.
Insomma: Dylan Dog è morto, evviva Dylan Dog!
Articolo redatto da Silvia Azzaroli e Simona Ingrassia